Di seguito alcuni appunti per la descrizione degli argomenti oggetti di quesito referendario.
Energia nucleare
No al nucleare. Non è una scelta dettata, come vorrebbe sostenere il Governo, “dall’emozione”, in seguito alla tragedia del Giappone.
Per quanto riguarda il nucleare di oggi, restano del tutto irrisolti i problemi di impatto ambientale, sicurezza della popolazione e, in particolare, di smaltimento delle scorie radioattive, inoltre anche il c.d. nucleare di quarta generazione è, allo stato attuale della ricerca, una tecnologia non ancora concreta ed attuabile; gli studi presentati a sostegno del programma energetico nucleare sono segnati più dalle ragioni della propaganda che della realtà: è falso che il nucleare ridurrebbe i costi per le famiglie, infatti senza un forte sostegno pubblico l’attuale nucleare non è competitivo e i costi ricadrebbero proprio sulle tasche degli italiani, che già oggi ogni anno pagano 400 milioni di euro sulle bollette elettriche per smaltire le scorie del vecchio nucleare.
Il Partito Democratico crede sia necessario che il Governo doti il paese di un Piano Energetico che metta al cuore dello sviluppo della produzione di energia elettrica le energie rinnovabili, che paesi come la Germania hanno fatto crescere – con grande successo anche sul piano occupazionale – al punto da non giudicare impossibile il raggiungimento dell’obbiettivo di una copertura fino al 40% del fabbisogno. Troviamo particolarmente sciagurata la sospensione degli incentivi che ha operato il Governo, generando una grave situazione di incertezza – a fronte di investimenti privati già decollati – che mette a repentaglio, secondo le associazioni di settore, 250.000 posti di lavoro.
Sì al sole, no al nucleare. Al referendum per scongiurare il nucleare nel nostro Paese votiamo SI!
Acqua pubblica (entrambi i quesiti)
Il Partito Democratico ha condotto una dura opposizione al disegno di privatizzazione forzata dell’acqua imposto dal governo Berlusconi, approvato a colpi di fiducia con la falsa motivazione di rispondere a un obbligo comunitario in realtà inesistente. Le norme fatte approvare dal governo Berlusconi espropriano gli enti locali della loro autonomia e responsabilità, li espongono al rischio di soccombere alla forza di monopoli privati retti da poche grandi aziende spesso del tutto estranee ai contesti territoriali in cui viene svolto il servizio. Come affermato nell’Assemblea Nazionale del 4-5 febbraio scorsi, la privatizzazione forzata imposta dal governo é un disegno da contrastare con grande determinazione. Solo a partire da un intervento legislativo di riforma complessiva del settore è possibile realizzare gli obiettivi irrinunciabili della tutela delle acque, dell’accessibilità per tutti, di un uso razionale della risorsa garantendo l’equità delle tariffe e della massima qualità ed efficienza del servizio e, insieme a questi, della copertura totale del servizio di depurazione sull’intero territorio nazionale e della gestione sostenibile della risorsa acqua, eliminando dispersioni, sprechi e usi inappropriati.
Il Partito democratico ha presentato una propria proposta di legge assumendo quindi come principi guida la natura di bene pubblica della risorsa acqua e quindi la proprietà demaniale della risorsa e delle infrastrutture; la gestione industriale del servizio idrico integrato; la necessità di una forte regolazione e controllo pubblico sulle gestioni con l’istituzione di una autorità nazionale di regolazione, compartecipata dallo Stato e dalle regioni; il ruolo fondamentale delle regioni e degli enti locali nelle scelte di affidamento del servizio idrico integrato nel pieno rispetto dei principi generali, degli standard di qualità, dei livelli minimi essenziali fissati a tutela dell’interesse pubblico e dei diritti dei cittadini; la natura della tariffa come corrispettivo del servizio idrico integrato da modulare con una tariffa sociale e con un tariffa che incentivi il risparmio idrico; la necessità di vincoli chiari alla realizzazione degli investimenti necessari per il miglioramento del servizio con un impegno al riequilibrio territoriale per garantire lo stesso livello di servizio in ogni area del paese.
Ai due quesiti referendari sull’acqua votiamo SI!
Legittimo impedimento
I deputati del Partito Democratico hanno votato contro il legittimo impedimento perché riproduce nella sostanza il lodo Alfano, una legge censurata dalla Corte costituzionale. E’ una norma che stravolge il concetto di legittimo impedimento, un termine disciplinato nel processo penale come un punto di equilibrio tra il diritto alla difesa ed il corretto esercizio della giurisdizione. Al fondo di questa legge non esiste un’esigenza di giustizia e di tutela dei cittadini. Questa norma non ha un carattere generale ed astratto, è solo un meccanismo artificioso di tutela di una sola persona, un trucco per sottrarla ai procedimenti giudiziari in corso
Al referendum per abrogare il legittimo impedimento votiamo SI!
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